IL MISTERIOSO ZOPPICARE DELL’UOMO

LA CASELLA VUOTA DEL DESIDERIO

di Cristina Corsini

Claudio Bazzocchi, studioso di filosofia politica, attraverso il suo ultimo libro “IL MISTERIOSO ZOPPICARE DELL’UOMO” edito da Meltemi nel 2020, ci fa misurare con un interrogativo che l’autore definisce “assillo” e cioè come sia possibile contrastare l’individualismo proprietario e il set dei valori neoliberali egemoni oggi, come si possa prospettare una vita più appagante, esaltante e felice senza cadere nel moralismo civico ma additando la via del desiderio.
Quindi, un testo di filosofia, un libro da studiare, perché non basta leggerlo, nel quale l’autore ci accompagna in un viaggio nella storia e nel mito, iniziando con Adamo ed Eva e finendo con Edipo, in sintesi, un percorso sulla condizione dell’uomo. Secondo l’autore, la condizione umana è tragica perché segnata dall’indeterminatezza e proprio per questo ha coscienza della morte. L’incertezza è costitutiva dell’uomo e per questo ha bisogno di progettare imprese culturali, spirituali ed artistiche. Il non sapere mai chi si è crea dolore, ci assilla ma ci esalta. Il mondo per noi è tutto da costruire. L’essere umano è caratterizzato da un desiderio che non si placa mai che non si satura con nessun oggetto.

Molte le tematiche trattate che ci fanno riflettere e ci aprono domande sulla nostra attualità.
Bazzocchi vede proprio nella crisi della democrazia la convinzione degli uomini e delle donne di oggi di non essere segnati dalla mancanza e dal desiderio, ma di essere dei viventi destinati a godere senza limiti e a improntare le proprie azioni alla massimizzazione del piacere…e qualsiasi no viene considerato liberticida.
Stanno scomparendo due cose fondamentali per la democrazia: il bisogno di associarsi nella “social catena” per elaborare il mistero dell’umano (diventiamo umani e liberi solo tramite gli altri) e il concetto di limite. Se nessun oggetto può placare il desiderio, allora l’essere umano tende all’infinito, da un lato, e sperimenta il limite dall’altro, come accettazione del fatto che nessun dominio su cose e viventi potrà mai soddisfarlo completamente. Il limite è un’autorità costruita dagli esseri umani per ricordare che senza limite non può esserci libertà.

Secondo Bazzocchi, la democrazia è caratterizzata dal paradosso. In essa vivono limite e desiderio, autorità e libertà. Si deve coltivare la misura per non cadere nella hybris dell’illusione di poter sfondare il limite e appagare il desiderio, risolvendo così l’indeterminazione umana. Si è liberi perché niente ci può soddisfare e possiamo così tendere all’infinito elaborando continuamente quell’assillo tramite la politica, l’arte , il pensiero e allo stesso tempo ci si limita nel dominio degli altri e delle cose perché si sa che quel dominio non soddisferà mai e non sarà bello quanto la condivisione del proprio desiderio con quello degli altri. Il limite è un’autorità che non prescrive comportamenti, significati e valori, ma un’autorità da noi costituita per ricordare che senza limite non si può vivere. Non si sceglie di partecipare alla polis per dovere morale, per civismo o generico altruismo, ma per desiderio.

Trattando della libertà, nel libro Bazzocchi fa un viaggio nella storia e nel mito, da quello di Adamo ed Eva fino ad Edipo.
“Libertà e legame si presuppongono e sono proprio il grande argine al mare all’illusione di bastare a se stessi e all’idea che il male sia fuori di noi sia una sorta di virus che viene a infettare la vita di esseri umani che nascono liberi, autonomi e buoni, con la loro capacità di accedere al mondo e di trasformarlo e di viverlo senza restrizioni mangiando dall’albero della conoscenza del bene e del male, come suggerisce il diavolo a Eva. E invece il male è dentro di noi e la tentazione di bastare a se stessi, di godere assimilando, mangiando, consumando e rimanendo alla fine soli e senza legami… l’uomo libero è colui che ha molti legami e molti obblighi verso gli altri, verso la città e verso il luogo in cui vive. Paradossalmente, quindi la nostra società è riuscita a foggiare un’ideale di libertà che assomiglia, come una goccia d’acqua, alla vita dello schiavo così come la definisce Aristotele. ….. la libertà non si costruisce attraverso una specie di autonomia ed isolamento individuale, ma attraverso lo sviluppo di legami: sono questi che ci rendono liberi.
Dio vuole essere umani non semplicemente ubbidienti, vuole essere umani problematici, lacerati dal mistero, addolorati dall’impossibilità di giungere a una verità definita, perché solo così lui potrà parlare con loro e loro con lui. Saranno esseri tormentati, inquieti, desiderosi di fratellanza, solidarietà con gli altri simili. Dio è un’autorità che chiede agli uomini di essere veramente autori di se stessi, e un’autorità che invita a essere creativi, a essere autorità loro volta cioè ad accrescere il mondo”.

La libertà sarà allora la costruzione di un campo simbolico in cui produrre cultura e la libertà della democrazia è una libertà più esigente di quella negativa liberale perché la libertà è quella che nasce con il dono della negazione che permette di andare oltre la mera oggettualità delle cose, è una libertà impegnativa. La libertà degli esseri umani non è solo e non tanto la possibilità di fare cose, soddisfare desideri, avere inclinazioni, orientamenti sessuali, ascoltare un certo tipo di musica, mangiare un certo tipo di cibo o abbigliarsi in un modo. La libertà della democrazia è infatti contribuire a elaborare assieme agli altri il senso del proprio essere indefiniti, è essere inquietati dal desiderio di desiderio ecco perché possiamo dire, secondo l’autore, che la libertà nella democrazia inizia assieme a quella dell’altro. Perché è in quell’impegno con l’altro che l’umano guadagna la sua identità dal momento che non nasce già fatto, che non è determinato una volta per tutte. D’altronde, se nascesse già determinato dal proprio codice biologico non sarebbe nemmeno libero. Siamo liberi grazie a un limite. Questo è il paradosso: l’autorità divina dice ad Adamo ed Eva proprio questo, di rispettare il proprio limite, solo così saranno liberi. Se non rispetteranno il mistero dell’altro, nessuno rispetterà il loro e moriranno, cioè vivranno senza desiderio nell’illusione di aver colmato tutte le distanze, tutto il sapere, tutto il mistero; ma rimarranno soli, nessuno riconoscerà più la loro umanità.

Quanto mai attuale le riflessioni sul pericolo di un ritorno del fascismo e al suo terrorismo che Bazzocchi individua non tanto nell’essere iper autoritario quanto nel promettere di eliminare proprio quelle autorità che limitano gli individui sostituendosi a sua volta come l’unica formazione necessaria per colmare l’indeterminazione e l’incompletezza ontologica degli individui. Il fascismo quindi è una possibilità della vicenda umana. È parte del nostro essere, della nostra costituzione ontologica, della fatica che si fa a essere uomini e liberi ma che si può rifiutare. Come il male in genere non è un virus che viene da fuori, ma è connaturato alla nostra libertà di esseri umani, così il fascismo nello specifico non è mai una parentesi, un’aberrazione da imputare alle mancanze di altri, alla follia o alla cattiveria di alcuni che sfruttano un vuoto. Occorre indagarlo quanto al suo essere in apparenza liberatorio dalle fatiche del vivere, dalla complessità dell’umano.

Qui l’intervista integrale