IL MONDO È GRIGIO

di Marco Ghergo

Il titolo non è la strofa di una famosa canzone del compianto Franco Battiato. Il nostro cervello tende a ricercare sempre una sintesi sulle cose.

La realtà, il mondo e i fenomeni sono estremamente complessi per la nostra ragione. Certo, abbiamo gli strumenti per interpretare il contesto in cui viviamo, ma la nostra mente ha la necessità di “semplificare”. Dopo tutto, il nostro cervello è uno strumento di sopravvivenza e dovrebbe fornirci delle soluzioni: se si mettesse lì a ingarbugliare le questioni ancora di più, non svolgerebbe il suo compito.

Ecco perché tendiamo alla sintesi: da sempre, filosofia e scienza si affannano (a ragione) nel voler classificare, raggruppare, creare dicotomie, al fine di rendere la realtà meglio “leggibile” dalla nostra mente.

Ma le classificazioni sono sempre artificiali e frutto di un nostro bisogno interno di ordine. Spesso adottiamo questa visione anche quando vogliamo interpretare il mondo e la società.

Peccato per noi che anche la nostra realtà umana non sia fatta solo di due colori (un po’ come la realtà in generale, del resto): nulla è mai tutto bianco o tutto nero. Similmente alla natura, la società e la psiche dell’uomo non potranno mai essere ridotte a due elementi situati ai poli opposti.

Ecco perché, per il nostro bisogno di sicurezza, tendiamo a creare delle dualità: bianco e nero, sopra e sotto, paradiso e inferno, buoni e cattivi. Spiace dirlo, ma le cose non sono mai così semplici.

Tra il bianco e il nero sarà sempre presente un’ampia scala di grigi che andrà tenuta in considerazione, pena una visione parziale o errata sulle questioni. Ecco perché il mondo è grigio, almeno in senso metaforico.

Cerchiamo di colorarlo noi, esercitando il pensiero critico.